TOCCA ALLA BCE
Mercoledì Wall Street ha chiuso in positivo dopo l'annuncio dell'accordo commerciale tra Giappone e Stati Uniti. Il Dow Jones è salito dell'1,14%, il Nasdaq ha guadagnato lo 0,61% e l’S&P 500 è avanzato dello 0,78%.
Il presidente Trump ha dichiarato che il Giappone ha accettato una tariffa del 15% sulle sue esportazioni verso gli Stati Uniti, insieme all'impegno a investire 550 miliardi di dollari negli USA e ad aprire i propri mercati a beni americani chiave.
Il Giappone aumenterà la spesa per la difesa presso aziende statunitensi da 14 a 17 miliardi di dollari all'anno, incrementerà del 75% gli acquisti di riso e acquisterà 100 aerei Boeing.
In Europa, lo STOXX 50 ha guadagnato l'1% e lo STOXX 600 lo 0,9%, mentre in Asia il Nikkei 225 è balzato del 3,5%. Negli Stati Uniti, anche i futures hanno indicato guadagni all'apertura.
Ma oggi è il giorno della BCE, che dopo otto ribassi consecutivi dei tassi, secondo le stime, dovrebbe restare ferma e lasciare invariata la politica monetaria.
VALUTE
Nella notte, il dollaro ha registrato una nuova caduta contro le principali valute concorrenti. Il movimento è alimentato da un riaggiustamento di medio-lungo termine del biglietto verde, che secondo alcune analisi risulta ancora sopravvalutato di circa il 10-15%.
Non sono più il differenziale dei tassi o le aspettative sui tassi a guidare l’andamento del dollaro, ma fattori macroeconomici. Se si considera il tasso di cambio effettivo reale degli Stati Uniti — ovvero il tasso di cambio con i principali partner commerciali in termini reali — si nota che è ancora circa il 15% superiore alle medie di lungo periodo. Questo suggerisce una certa sopravvalutazione.
Tuttavia, non è detto che questo gap si chiuda. Anzi, è probabile che, appena si dovesse toccare quota 1,2000, emergano proteste dal Vecchio Continente, criticando l’eccessiva forza della moneta unica.
A rafforzare il cauto ottimismo, il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha segnalato che l'attuale tregua tariffaria con la Cina verrà probabilmente estesa prima della scadenza del 12 agosto.
Sul fronte della politica monetaria, i verbali dell'ultima riunione del FOMC hanno rivelato che diversi membri considerano i dazi inflazionistici, spingendo la Fed a rinviare ulteriori tagli dei tassi.
WTI IN CALO
I future sul greggio WTI sono scesi sotto i 65 dollari al barile ieri, segnando il quarto giorno consecutivo di perdite. Gli investitori restano concentrati sui colloqui commerciali con gli Stati Uniti.
Mentre il presidente Trump ha annunciato accordi con Giappone e Filippine, l'UE si prepara a imporre dazi del 30% sui beni statunitensi se non si raggiungerà un'intesa.
Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che incontrerà i funzionari cinesi a Stoccolma la prossima settimana per discutere l'estensione della tregua commerciale, includendo eventualmente gli acquisti da parte della Cina di petrolio sanzionato da Russia e Iran.
Nel frattempo, i dati del governo statunitense hanno mostrato che le scorte di greggio sono diminuite di 3,17 milioni di barili la scorsa settimana, più del previsto.
Nonostante questo calo superiore alle attese, i prezzi del petrolio restano sotto pressione per i timori che le tensioni tariffarie in corso possano indebolire la domanda globale, nonostante l’aumento della produzione da parte dell’OPEC+.
GIAPPONE, PMI DEBOLE
L'indice PMI manifatturiero S&P Giappone è sceso a 48,8 a luglio 2025, rispetto al 50,1 di giugno, secondo i dati pubblicati questa notte. Si tratta del valore più basso da aprile e inferiore al consenso di 50,2.
Il calo riflette una nuova contrazione della produzione, in un contesto di persistente debolezza dei nuovi ordini e di un forte calo della domanda estera.
Nel frattempo, la fiducia si è indebolita a causa delle preoccupazioni legate ai dazi commerciali statunitensi e al loro potenziale impatto sulla domanda.
Nonostante ciò, lo yen si rafforza contro il dollaro, riportandosi a ridosso delle resistenze chiave, ovvero i supporti cruciali di USD/JPY posti a 145,50.
Saverio Berlinzani
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